“La realtà cambia il nostro cervello che a sua volta cambia

la realtà” (David Hume).

 

L'uomo e l'animale sono legati alla continua ricerca intorno ad essi di tracce e segni che li aiutino a decifrare il mondo; attraverso i sensi, si apre un portale che mette in comunicazione l'interno e l'esterno, che fa entrare le informazioni utili e necessarie alla sopravvivenza e, nel caso dell'uomo moderno, per lo sviluppo della qualità di vita. Tale primaria necessità potrebbe essere avvicinata concettualmente a quel meccanismo che spinge l'uomo ad andare al di là dell'apparenza delle immagini per riuscire a scoprire dei significati maggiori e più profondi.

 

La compresenza di una doppia realtà, una legata al sensibile, all'esperienza, alla superficie, l'altra più sottile e sfuggente, che ha creato nell'uomo il contrasto tra apparenza ed essenza è andata sviluppandosi nel tempo cambiando ciò che era nato come semplice strumento di adattamento all'ambiente in una capacità potenziabile e aggiuntiva.

In questo gioco assumono un ruolo importante l'istinto, l'esperienza, l'intuizione.

Già Leonardo aveva indicato le virtù delle macchie e delle crepe che s'impadroniscono dell'immaginazione e da cui si può partire per dar origine a forme di natura riconoscibile.

 

È capitato a tutti di vivere quell’esperienza che trasforma le immagini astratte delle forme delle nuvole, o di altri oggetti inanimati, in immagini di certa riconoscibilità; queste vengono chiamate “pareidolie ottiche” , una generale tendenza ad interpretare ogni attività secondo l’attività umana, è come se l’uomo si ponesse continuamente di fronte ad uno specchio nel desiderio istintivo di conoscersi e di farsi riconoscere, per capire se stesso attraverso il mondo che lo circonda. È lo specchio dei suoi sentimenti e delle sue volontà, quindi della sua psiche, che egli riversa in quelle poche linee di un immagine sufficientemente ambigua.

 

 

Il processo di scoperta e decifrazione di una struttura comprensibile all’interno di un ordine caotico e l’ispirazione diretta, libera da preconcetti, alle forme astratte che mi si presentano volta per volta, da superficie a superficie, da materia a materia, è il fulcro del mio lavoro.

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